Microsoft colpisce Google con il reclamo antitrust

Microsoft ha presentato relamo formale contro Google alla Commissione Europea, perchè, secondo Microsoft, Google “starebbe impedendo a chiunque di creare un’alternativa competitiva”.

Nel proprio blog, Brad Smith, vice presidente e consiglere generale di Microsoft, ha presto elogiato Google per le sue innovazioni, ma ha anche espresso chenel tempo sono sorte alcune preoccupazioni.

Secondo Smith, negli ultimi anni, un crescente numero di pubblicitari, editori e consumatori hanno espresso le proprie preoccupazioni a proposito il mercato dei motori di ricerca in Europa.

Si tratta, sempre scondodo Smith, di quote importanti per il mercato europeo. Ogni giorno più della metà dei cittadini europei utilizza internet e più del 90% lo utilizza per la ricerca di informazioni su merce e servizi web. É pertanto cruciale che i motori di ricerca e la pubblicità si muovano in maniera aperta, competitiva ed equa.

Microsoft ha ovviamente i propri interessi in questione, dato che la società possiede Bing e non può certo essere felice che Google possegga il 95% del mercato dei motori di ricerca, ma nelle sue affermazioni si sente che dietro ai risultati di Google ci sia delle implicazioni molto più grandi sui video online e il mercato della telefonia.

Secondo Smithe, Google, sia nel 2010 sia successivamente, ha bloccato parzialemnte l’uso Youtube sui nuovi Windows Phone di Microsoft. Google ha abilitato solo i propri telefoni Android ad accedere a Youtube, in modo che solo i propri utenti possano cercare attraverso le categorie video, cercare i preferiti, vedere i rating e tuttele interfacce offerte solo a quegli smartphone.

Si tratta, sempre secondo Smith, della stessa cosa cge succede per gli iPhone di Apple, a cui non viene offerta lo stesso tipo di servizio.

Un portavoce di Google ha affermato che non sono sorpresi dell’azione portata avanti da microsoft, dato che uno delle loro società consociata faceva parte del gruppo dei primi querelanti. In ogni caso, continueranno a discuterne con la Commissione Europea.

Scritto da patrizia.palugan